Il bambino che non voleva andare a scuola
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Dopo le vacanze estive, è sempre difficile, per i bambini, tornare a scuola. Addio corse nei campi e nuotate al mare. Addio spensieratezza, addio giochi, il dovere chiama e non sempre si è pronti a ricominciare. Lorenzo, un bambino di otto anni, non se la sentiva di tornare a scuola, di stare tante ore in classe a studiare. Le giornate erano ancora belle, perchè non approfittarne per giocare ancora un po'? Era già andato con la mamma a comperare uno zaino nuovo, l'astuccio dei colori, i quadernoni... ma aveva deciso, non sarebbe rientrato a scuola, meglio rimanere a casa a lavorare con il papà. -Va bene - disse il papà - se hai deciso così, per me va bene. Domani si va a prendere la legna per il caminetto dal signor Giacomo. Ne caricheremo qualche quintale sul furgoncino e poi la metteremo a posto nello scantinato. La mamma sarà contenta e noi avremo un pensiero in meno. -Certo papà, ti aiuterò, vedrai. A cosa mi serve la scuola? Meglio stare qui con te per poterti essere di aiuto, non è vero?- -Sicuro - disse il papà serio - Sono contento di questa tua decisione...andiamo a letto allora, domani ci aspetta una giornata molto faticosa- Fece l'occhiolino alla mamma e si avviarono in camera da letto. Alle sei il papà andò a svegliarlo. - Svelto, Lorenzo, è già tardi, vieni a fare colazione. Non perdere troppo tempo a lavarti tanto suderemo di brutto, faremo la doccia al ritorno. Le scarpe puoi mettere quelle vecchie e il pantalone va benissimo quello che portavi ieri- Che felicità per Lorenzo, non doveva neppure lavarsi.
Dopo una rapida colazione, salirono sul furgoncino e si avviarono Arrivati a casa del signor Giacomo, il papà lo fece salire sul furgoncino: - Io ti passo la legna, Lorenzo, e tu mettila bene, fai degli strati affinchè non si sposti quando sarà tutta caricata, mi raccomando - -Sì, papà, la metterò benissimo- Lorenzo iniziò il suo lavoro con baldanza. Il papà aveva capito il suo problema. La scuola non gli piaceva, era inutile stare tante ore là ad imparare che cosa? Ormai sapeva leggere e scrivere, sapeva fare anche le operazioni, non bastava? Lavorare e aiutare il papà era più bello e più divertente. -Devi sbrigarti, Lorenzo, non possiamo rimanere qui tutto il giorno- gli disse il papà. Dopo i primi venti pezzetti di legna, neppure tanto piccoli e tanto leggeri, Lorenzo cominciò a sentire dolore alle manine. Le guardò, erano tutte rosse, ma decise di resistere e continuò il suo lavoro. Non ce la faceva proprio più, gli facevano male anche le spalle quando chiese al papà di potersi riposare un po' -Va bene, ma solo per dieci minuti, dobbiamo andare via di qua, verranno altre macchine a caricare la legna... Quando il papà lo chiamò per terminare il lavoro, Lorenzo a malincuore risalì sul furgoncino. Meno male che la legna era stata messa a posto quasi tutta, solo qualche altro pezzetto e poi sarebbero tornati a casa. La mamma aveva preparato il pranzo, Lorenzo mangiò poco e poi andò a sedersi sul divano, era stanco morto. Avrebbe voluto dormire ma il papà lo chiamò per andare a rimettere la legna nello scantinato. Aveva preso un impegno e doveva rispettarlo. Non appena ebbero finito, Lorenzo si avvicinò al papà: -Papà, ti dispiace se domani vado a scuola? Sai, vorrei rivedere le mie maestre e i miei compagni- -Non preoccuparti, Lorenzo, vai pure, mi farò aiutare dalla mamma. Anche per noi tra qualche giorno termineranno le vacanze e torneremo a lavorare. Lo so, è duro ricominciare ma il lavoro è lavoro e non possiamo fare altrimenti - Lorenzo andò in camera, fece una bella doccia, si infilò il pigiamino e cadde in un sonno profondo. -Come è faticoso lavorare- pensò- meglio andare a scuola- Giovanna Corsi
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